PARTE
SECONDA
Network
Negli
ultimi 10 anni abbiamo assistito alla nascita di nuove forme di
aggregazione come il movimento degli “indignados”.
Evoluzione
generata dal concetto di rete. Internet ha dato la possibilità a
tutti di entrare in contatto con tutti. A livello primordiale le
prime chat come Mirc sino ai social network : face-book, twitter e
comunità on line come Anonymous .
Il
Movimiento 15-M, noto anche come movimento degli indignados,
è un movimento sociale di cittadini che ha dato vita ad una larga
mobilitazione di protesta pacifica dal basso contro il governo
spagnolo di fronte alla grave situazione economica in cui versa il
Paese.
Le
proteste sono iniziate il 15
maggio 2011 in
occasione delle elezioni amministrative spagnole e in tempo reale ,
grazie all’ utilizzo dei social network la protesta si e’ diffusa
in tutto i mondo, la presa di coscienza di pochi ha dato la
possibilita’ a migliaia di utenti di poter prendere coscienza del
proprio ruolo sociale, di poter rendersi conto che organizzarsi,
protestare civilmente, inneggiare ad una giusta causa in modo
pacifico e’ possibile. .
L'obiettivo
del movimento è promuovere una democrazia più partecipativa,
superando il dualismo Partito
Socialista Operaio Spagnolo – Partito
Popolare che dagli anni '80 caratterizza la politica spagnola.
Il
movimento è composto da cittadini in generale, disoccupati,
mileuristas,
casalinghe, immigrati, uniti dallo slogan: Noi non siamo marionette
nelle mani di politici e banchieri. È stato ispirato in particolare
dalle proteste
nel Nordafrica e nel Medio Oriente ed è stato essenzialmente
pacifico e privo di interferenze politiche.
Le
proteste degli indignados hanno ispirato analoghe proteste in varie
nazioni europee, tra cui l'Italia.Il movimento ha protestato anche
durante la Giornata
Mondiale della Gioventù svoltasi a Madrid.
A
5 mesi di distanza, il 15
ottobre 2011, nel
nome comune degli indignados,
decine di proteste hanno scosso il mondo intero, interessando gran
parte delle capitali occidentali e molti centri asiatici, quali
Tokyo, Sydney
o Hong Kong.
Si
pensa che l'ispiratore di questo movimento sia Stéphane
Hessel, soldato della resistenza francese durante la seconda
guerra mondiale, che pubblicò un libro dal titolo "indignez-vous",
"indignatevi".
Anonymous
è
un termine dal duplice significato. Come fenomeno
di Internet si riferisce ed identifica al concetto di singoli
utenti o intere comunità on-line che agiscono anonimamente in modo
coordinato, solitamente con un obiettivo concordato
approssimativamente.
Può
anche essere inteso come firma adottata da unioni di hacktivists,
i quali intraprendono proteste e altre azioni sotto l'appellativo
fittizio di “Anonymous”.
Più
genericamente, indica i membri di alcune sottoculture di Internet.
Le
azioni attribuite ad Anonymous sono intraprese da individui non
identificati che si auto-definiscono Anonymous. Dopo una serie di
controversie, proteste largamente pubblicizzate e attacchi hacker
attuati da Anonymous nel 2008, gli episodi legati ai membri del
gruppo sono diventati sempre più popolari.
Anche
se non necessariamente legati ad una singola entità online, molti
siti web sono fortemente associati ad Anonymous come Imageboard,
4chan e Futuba,
i loro associati wiki,
Encyclopedia
Dramatica ed un certo numero di forum.
A
differenza di fenomeni come wiki….il cui creatore utilizza il
portale per pubblicare documenti riservati ………e cerca di
trovare consensi nell’opinione pubblica , il fenomeno Anonymus
trova la sua forza nello spingere persone di varie culture,
religioni, estrazioni sociali ad agire contro alcune forme del
sistema governativo, economico sociale in modo spontaneo, creano una
autocoscienza attraverso lo strumento internet.
Particolare
attenzione va riconosciuta al fenomeno dei blog, siti web che
contengono riflessioni personali e link dell’autore e commenti dei
lettori. Il fenomeno blog ha dato origine al fenomeno della
“blogosfera”: ad oggi si stimano circa settantamilini di blog con
quasi cinque miliardi di link e oltre 1,8 milioni di post al giorno.1
La “blogosfera” aumenta nella misura di oltre centomila blog al
giorno e raddoppia ogni quattro mesi.
Il
blog consente di condividere il proprio punto di vista,
dichiaratametne soggettivo e personale, senza alcun filtro; il numero
di link a un blog rappresenta la sua popolarita’ e quindi la sua
autorevolezza che puo’ raggiungere e superare quella dei quotidiani
e di altri media tradizionali, generando fenomeni di influenza sull’
opinione pubblica.2
Affidabilita’
, fiducia e reputazione sono legate al singolo “blogger”: al
crescere della popolarita’ diventa difficile mentire senza essere
immediatamente penalizzati ovvero non piu’ linkati e finire presto
dimenticati o ignorati.
Un
esempio ci viene dato dal blog di Beppe Grillo, l’unico italiano a
comparire tra i primi cento blog del mondo per numero di link.
Risulta infatti maggiore al blog della Repubblica e del Corriere
della Sera . Il soggetto citato nell’esempio si espone a livello
personale e non pretende di spacciare verita’ ma mostra il suo
punto di vista. In questo senso i blog creano reti condivise
autogestite, non solo, a volte possono diventare le uniche fonti di
informazioni non alineate. E’ il caso per esempio del blogger
iraniano Salam Pax durante la seconda guerra del Golfo.3
La
novita’ piu’ importante legata all’informazione sui blog e’
quella dell’aggregazione automatica di fonti differenti attraverso
i feed Rss, lo standard per l’esportazione dei contenuti web. Si
tratta di un metodo per scorrere velocemente le pagine, trovare ed
esportare le informazioni che interessano. La popolarita’ dei blog
e’ forse una delle ragioni principali del sucesso Rss: migliaia di
weblog iniziano a produrre contenuti in Rss facendo proliferare siti
che raccolgano una selezione di post dai blog piu’ seguiti.
L’
opportunita’ di ricevere automaticamente sul proprio computer gli
ultimi articoli che l’utente ritiene interessanti e’ un ‘
innovazione destinata ad avere forti ripercussioni sul web.
La
“nuova tecnologia” che permette a migliori di persone di entrare
in contatto tra di loro condividendo dati, informazioni di ogni sorta
e genere ha dato vita a dei nuovi gruppi di prezzione non controllati
dai gatekeeper conosciuti. L’aver sottovalutato la portata del
fenomeno ha portata ad alcuni casi eclatanti di protesta organizzata
.
Alcune
multinazionali, prendiamo ad esempio McDonald's e Shell, in seguito a
dei "disastri di immagine", come l'affare "Brent Spar"
per Shell - ed il processo contro London Greenpeace per la McDonald,
hanno convocato il loro staff di pubbliche relazionie pubblicitari
per capire cosa stava succedendo. Teniamo conto che ad esempio
McDonald's spende 2 miliardi di dollari all'anno per curare la
propria immagine, e quindi capiamo bene il livello di interessi in
gioco. In entrambi i casi, hanno analizzato, che fosse soprattutto
stato sottovalutato un elemento, la comunicazione via Internet.
Questo
perché queste compagnie si sono abituate a controllare senza ormai
grossi problemi la stampa ufficiale e all'improvviso si sono trovate
completamente disarmate di fronte ad un media, Internet, che ha
permesso agli attivisti, senza alcuna spesa, di poter raggiungere ed
approfondire le problematiche direttamente dal basso con milioni di
persone.
"La
più grande minaccia verso la reputazione delle compagnie e dei
marchi delle multi arriva da Internet, la più nuova e potente arma
dei gruppi di pressione. L'utilizzo agile e globale che ne fanno sta
riducendo il vantaggio che finora i budget delle multinazionali ci
consentivano".
Quello qui sopra citato è un esperto di PR che
sta insegnando alle multinazionali come rispondere ai moderni gruppi
di pressione. Stanno lavorando su uno scenario che attualmente si
presenta da incubo per le compagnie, ma sappiamo che queste imparano
presto dai propri avversari e possono velocemente tramutare le
avversità in opportunità di business.
A
loro volta le multinazionali si stanno muovendo attraverso tre
strategie:
Riguardo
alle strategie di apertura e cooptazione è molto più facile farsene
un'idea dopo aver visitato il sito della Shell - www.shell.com
- ma anche il sito dell'ENI italiana - www.eni.it
- è costruito con la stessa logica. Una volta arrivati sul sito di
Shell penserete di essere sul sito di una organizzazione per i
diritti umani o di una associazione ambientalista, invece siete sul
sito della multinazionale anglo olandese Shell, la stessa che ha
legami strettissimi con i regimi militari più feroci del pianeta, la
stessa che ha distrutto l'ambiente del delta del Niger, la stessa che
teneva in piedi il regime dell'apartheid.
La
Shell ha messo uno staff a tempo pieno che segue permanentemente il
sito e risponde personalmente in 48 ore ad ogni e-mail che arriva (il
sito di Shell riceve circa 1.100 e-mail al mese), ha aperto dei forum
di discussione dove si parla liberamente delle pratiche di Shell,
della repressione degli Ogoni, ci sono poi link verso le altre
compagnie petrolifere e verso i siti di detrattori della Shell (come
Greenpeace o Friends of the Earth, niente di più estremista). La
strategia di Shell è abbastanza scoperta... mantenere il dibattito e
le controversie all'interno, fingere interesse per le critiche e dare
un senso di ascolto e di dialogo.
Il
COntrolo d’inteligenze si e’ reso necessario dopo l'affare Brent
Spar (l'affondamento di una piattaforma petrolifera Shell nel Mare
del Nord), considerato il disastro di PR del secolo, la Shell, che
all'epoca non aveva neanche un sito unitario ha iniziato a
considerare la rete come un barometro della pressione dei gruppi
critici a Shell. Dal quartier generale Shell a Londra lo staff
internet di Shell cerca poi incessantemente sulla rete se appare
qualcosa che riguarda la compagnia e cerca di capire cosa si sta per
muovere.
Contro-campagne
aggressive basate su paura di ritorsioni legali intimorisce
l'attività dei gruppi di base nella diffusione delle notizie. La
paura di sostenere una causa contro una multinazionale fa tremare le
gambe a chiunque, pensando allo staff di avvocati che possono mettere
in piedi. E fino al processo McLibel questa strategia aveva
funzionato, ad esempio le più importanti testate giornalistiche
inglesi, dalla BBC al Guardian, una volta minacciate di essere
trascinate in tribunale per una causa di diffamazione, tutte avevano
fatto marcia indietro.
1
Dati fonte rapporto “La Blogosfera e i media”
casaleggioassociati.it
2
Luci e Ombre di Google, Futuro e passato dell’industria dei
metadati, Ippolita, Feltrinelli
3
La vita di Baghdad sotto i bombardamenti nel blog di Salam Pax