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sabato 9 marzo 2013

Gate keper -Parte 2-


PARTE SECONDA
Network

Negli ultimi 10 anni abbiamo assistito alla nascita di nuove forme di aggregazione come il movimento degli “indignados”.
Evoluzione generata dal concetto di rete. Internet ha dato la possibilità a tutti di entrare in contatto con tutti. A livello primordiale le prime chat come Mirc sino ai social network : face-book, twitter e comunità on line come  Anonymous .

Il Movimiento 15-M, noto anche come movimento degli indignados, è un movimento sociale di cittadini che ha dato vita ad una larga mobilitazione di protesta pacifica dal basso contro il governo spagnolo di fronte alla grave situazione economica in cui versa il Paese.
Le proteste sono iniziate il 15 maggio 2011 in occasione delle elezioni amministrative spagnole e in tempo reale , grazie all’ utilizzo dei social network la protesta si e’ diffusa in tutto i mondo, la presa di coscienza di pochi ha dato la possibilita’ a migliaia di utenti di poter prendere coscienza del proprio ruolo sociale, di poter rendersi conto che organizzarsi, protestare civilmente, inneggiare ad una giusta causa in modo pacifico e’ possibile. .
L'obiettivo del movimento è promuovere una democrazia più partecipativa, superando il dualismo Partito Socialista Operaio SpagnoloPartito Popolare che dagli anni '80 caratterizza la politica spagnola.
Il movimento è composto da cittadini in generale, disoccupati, mileuristas, casalinghe, immigrati, uniti dallo slogan: Noi non siamo marionette nelle mani di politici e banchieri. È stato ispirato in particolare dalle proteste nel Nordafrica e nel Medio Oriente ed è stato essenzialmente pacifico e privo di interferenze politiche.
Le proteste degli indignados hanno ispirato analoghe proteste in varie nazioni europee, tra cui l'Italia.Il movimento ha protestato anche durante la Giornata Mondiale della Gioventù svoltasi a Madrid.
A 5 mesi di distanza, il 15 ottobre 2011, nel nome comune degli indignados, decine di proteste hanno scosso il mondo intero, interessando gran parte delle capitali occidentali e molti centri asiatici, quali Tokyo, Sydney o Hong Kong.
Si pensa che l'ispiratore di questo movimento sia Stéphane Hessel, soldato della resistenza francese durante la seconda guerra mondiale, che pubblicò un libro dal titolo "indignez-vous", "indignatevi".

Anonymous è un termine dal duplice significato. Come fenomeno di Internet si riferisce ed identifica al concetto di singoli utenti o intere comunità on-line che agiscono anonimamente in modo coordinato, solitamente con un obiettivo concordato approssimativamente.
Può anche essere inteso come firma adottata da unioni di hacktivists, i quali intraprendono proteste e altre azioni sotto l'appellativo fittizio di “Anonymous”.
Più genericamente, indica i membri di alcune sottoculture di Internet.
Le azioni attribuite ad Anonymous sono intraprese da individui non identificati che si auto-definiscono Anonymous. Dopo una serie di controversie, proteste largamente pubblicizzate e attacchi hacker attuati da Anonymous nel 2008, gli episodi legati ai membri del gruppo sono diventati sempre più popolari.
Anche se non necessariamente legati ad una singola entità online, molti siti web sono fortemente associati ad Anonymous come Imageboard, 4chan e Futuba, i loro associati wiki, Encyclopedia Dramatica ed un certo numero di forum.
A differenza di fenomeni come wiki….il cui creatore utilizza il portale per pubblicare documenti riservati ………e cerca di trovare consensi nell’opinione pubblica , il fenomeno Anonymus trova la sua forza nello spingere persone di varie culture, religioni, estrazioni sociali ad agire contro alcune forme del sistema governativo, economico sociale in modo spontaneo, creano una autocoscienza attraverso lo strumento internet.
Particolare attenzione va riconosciuta al fenomeno dei blog, siti web che contengono riflessioni personali e link dell’autore e commenti dei lettori. Il fenomeno blog ha dato origine al fenomeno della “blogosfera”: ad oggi si stimano circa settantamilini di blog con quasi cinque miliardi di link e oltre 1,8 milioni di post al giorno.1 La “blogosfera” aumenta nella misura di oltre centomila blog al giorno e raddoppia ogni quattro mesi.
Il blog consente di condividere il proprio punto di vista, dichiaratametne soggettivo e personale, senza alcun filtro; il numero di link a un blog rappresenta la sua popolarita’ e quindi la sua autorevolezza che puo’ raggiungere e superare quella dei quotidiani e di altri media tradizionali, generando fenomeni di influenza sull’ opinione pubblica.2
Affidabilita’ , fiducia e reputazione sono legate al singolo “blogger”: al crescere della popolarita’ diventa difficile mentire senza essere immediatamente penalizzati ovvero non piu’ linkati e finire presto dimenticati o ignorati.
Un esempio ci viene dato dal blog di Beppe Grillo, l’unico italiano a comparire tra i primi cento blog del mondo per numero di link. Risulta infatti maggiore al blog della Repubblica e del Corriere della Sera . Il soggetto citato nell’esempio si espone a livello personale e non pretende di spacciare verita’ ma mostra il suo punto di vista. In questo senso i blog creano reti condivise autogestite, non solo, a volte possono diventare le uniche fonti di informazioni non alineate. E’ il caso per esempio del blogger iraniano Salam Pax durante la seconda guerra del Golfo.3
La novita’ piu’ importante legata all’informazione sui blog e’ quella dell’aggregazione automatica di fonti differenti attraverso i feed Rss, lo standard per l’esportazione dei contenuti web. Si tratta di un metodo per scorrere velocemente le pagine, trovare ed esportare le informazioni che interessano. La popolarita’ dei blog e’ forse una delle ragioni principali del sucesso Rss: migliaia di weblog iniziano a produrre contenuti in Rss facendo proliferare siti che raccolgano una selezione di post dai blog piu’ seguiti.
L’ opportunita’ di ricevere automaticamente sul proprio computer gli ultimi articoli che l’utente ritiene interessanti e’ un ‘ innovazione destinata ad avere forti ripercussioni sul web.


La “nuova tecnologia” che permette a migliori di persone di entrare in contatto tra di loro condividendo dati, informazioni di ogni sorta e genere ha dato vita a dei nuovi gruppi di prezzione non controllati dai gatekeeper conosciuti. L’aver sottovalutato la portata del fenomeno ha portata ad alcuni casi eclatanti di protesta organizzata .
Alcune multinazionali, prendiamo ad esempio McDonald's e Shell, in seguito a dei "disastri di immagine", come l'affare "Brent Spar" per Shell - ed il processo contro London Greenpeace per la McDonald, hanno convocato il loro staff di pubbliche relazionie pubblicitari per capire cosa stava succedendo. Teniamo conto che ad esempio McDonald's spende 2 miliardi di dollari all'anno per curare la propria immagine, e quindi capiamo bene il livello di interessi in gioco. In entrambi i casi, hanno analizzato, che fosse soprattutto stato sottovalutato un elemento, la comunicazione via Internet.
Questo perché queste compagnie si sono abituate a controllare senza ormai grossi problemi la stampa ufficiale e all'improvviso si sono trovate completamente disarmate di fronte ad un media, Internet, che ha permesso agli attivisti, senza alcuna spesa, di poter raggiungere ed approfondire le problematiche direttamente dal basso con milioni di persone.
"La più grande minaccia verso la reputazione delle compagnie e dei marchi delle multi arriva da Internet, la più nuova e potente arma dei gruppi di pressione. L'utilizzo agile e globale che ne fanno sta riducendo il vantaggio che finora i budget delle multinazionali ci consentivano".
Quello qui sopra citato è un esperto di PR che sta insegnando alle multinazionali come rispondere ai moderni gruppi di pressione. Stanno lavorando su uno scenario che attualmente si presenta da incubo per le compagnie, ma sappiamo che queste imparano presto dai propri avversari e possono velocemente tramutare le avversità in opportunità di business.
A loro volta le multinazionali si stanno muovendo attraverso tre strategie:

Riguardo alle strategie di apertura e cooptazione è molto più facile farsene un'idea dopo aver visitato il sito della Shell - www.shell.com - ma anche il sito dell'ENI italiana - www.eni.it - è costruito con la stessa logica. Una volta arrivati sul sito di Shell penserete di essere sul sito di una organizzazione per i diritti umani o di una associazione ambientalista, invece siete sul sito della multinazionale anglo olandese Shell, la stessa che ha legami strettissimi con i regimi militari più feroci del pianeta, la stessa che ha distrutto l'ambiente del delta del Niger, la stessa che teneva in piedi il regime dell'apartheid.
La Shell ha messo uno staff a tempo pieno che segue permanentemente il sito e risponde personalmente in 48 ore ad ogni e-mail che arriva (il sito di Shell riceve circa 1.100 e-mail al mese), ha aperto dei forum di discussione dove si parla liberamente delle pratiche di Shell, della repressione degli Ogoni, ci sono poi link verso le altre compagnie petrolifere e verso i siti di detrattori della Shell (come Greenpeace o Friends of the Earth, niente di più estremista). La strategia di Shell è abbastanza scoperta... mantenere il dibattito e le controversie all'interno, fingere interesse per le critiche e dare un senso di ascolto e di dialogo.

Il COntrolo d’inteligenze si e’ reso necessario dopo l'affare Brent Spar (l'affondamento di una piattaforma petrolifera Shell nel Mare del Nord), considerato il disastro di PR del secolo, la Shell, che all'epoca non aveva neanche un sito unitario ha iniziato a considerare la rete come un barometro della pressione dei gruppi critici a Shell. Dal quartier generale Shell a Londra lo staff internet di Shell cerca poi incessantemente sulla rete se appare qualcosa che riguarda la compagnia e cerca di capire cosa si sta per muovere.

Contro-campagne aggressive basate su paura di ritorsioni legali intimorisce l'attività dei gruppi di base nella diffusione delle notizie. La paura di sostenere una causa contro una multinazionale fa tremare le gambe a chiunque, pensando allo staff di avvocati che possono mettere in piedi. E fino al processo McLibel questa strategia aveva funzionato, ad esempio le più importanti testate giornalistiche inglesi, dalla BBC al Guardian, una volta minacciate di essere trascinate in tribunale per una causa di diffamazione, tutte avevano fatto marcia indietro.


1 Dati fonte rapporto “La Blogosfera e i media” casaleggioassociati.it
2 Luci e Ombre di Google, Futuro e passato dell’industria dei metadati, Ippolita, Feltrinelli
3 La vita di Baghdad sotto i bombardamenti nel blog di Salam Pax